martedì 4 giugno 2013

CAPOSSELA AL PICCOLO TEATRO STUDIO DI MILANO - GIUGNO 2013

 
Piccolo Teatro Studio dal 5 all’8 giugno 2013Marinaio, profeta e balena.
L’ombra di Ulisse da Omero all’inferno

Vinicio Capossela
, voce, pianoforte, chitarra
Peppe Frana, lauto, lira cretese
Vincenzo Vasi (5 e 6 giugno), theremin, campionatori
Alessandro Stefana (7 e 8 giugno) chitarra, armonio, campionatori
produzione Ponderosamusic&art

Testi tratti da:
Moby Dick
di Herman Melville, traduzione di Cesare Pavese (Adelphi)
Odissea
di Omero, traduzione di Rosa Calzecchi Onesti (Einaudi)
Divina Commedia
di Dante Alighieri (Mondadori)


www.piccoloteatro.org

OSPITALITÀ - SERIE STAGIONE
Platea:
Intero € 33,00
Ridotto card Gio/Anz € 21,00
Balconata:
Intero € 26,00
Ridotto card Gio/Anz € 18,00


Negli ultimi tre anni, Vinicio Capossela ha incentrato il suo lavoro sull'Uomo, sulla sua finitezza di fronte alle cose smisurate che lo sovrastano e lo determinano.
Marinai, Profeti e Balene del 2011 era opera sul fato, sul destino e sul mare come scenario del folle volo umano verso "virtute e canoscenza".
Rebetiko Gymnastas dello scorso anno era esercizio ginnico di resistenza e ribellione delle ragioni dell'Uomo travolto dalla crisi mondiale. Entrambi i lavori prendevano le mosse dalla Grecia, luogo paradigmatico di tutto ciò che ci riguarda. Ancora oggi, infatti, dalle remote narrazioni omeriche, Ulisse continua a proiettare la sua lunga ombra sull'intera cultura occidentale, trovando sempre nuove raffigurazioni e nuove odissee. Quella che Vinicio Capossela presenta al Piccolo Teatro di Milano, nell'ambito della "stagione nella stagione" dedicata agli Ulissi, sarà un'odissea da tavolo, nella quale il Capossela rapsodo, cucitore di canti, e il Capossela aedo, narratore e testimone del verosimile, in compagnia "picciola" di un suonatore di cetra e di lauto e da una moltitudine di spettri sonori, evocherà ancora una volta quel mito classico che, come diceva Italo Calvino, tende a relegare l'attualità al rango di rumore di fondo.

 
"Un'Odissea da tavolo. Giacché ognuno ne vive una propria, questa potrebbe essere la "mia odissea", l'odissea che ci troviamo ad affrontare nel navigare la vita, una volta che si è perduto il ritorno, una volta che Itaca si è frantumata, e, nel molteplice, ne possiamo solo riconoscere schegge e riflessi, come in un'ubriacatura in riva al mare.
Da tavolo, perché quando ci si siede al tavolo della taverna, percossi dalla musica, arrivano parole e ricordi e conti in sospeso. Perché, nel tempo dell'Utile, tutto quello che siamo abituati a tenere fuori dalla vita dilaga nell'anima, a mezzo della musica e del racconto.
Il racconto mitico ci parla di noi, ci regala, come un ascensore, l'accesso ai due piani del nostro tempo: il tempo orizzontale, quello della decadenza degli attimi, e quello verticale, l'incorruttibile tempo del mito. Salendo e scendendo questi due piani, il nostro racconto diventa il racconto di ogni racconto... la nostra odissea, appunto.
Un'odissea condivisa, accompagnata da un aedo, un suonatore di lauto, di cetra, di corde. Un Omero che è da sempre colui che accompagna. Una compagnia picciola, per sentirsi più esposti agli elementi, al fato, alla manifestazione del sacro. Cose che riconosciamo dai suoni: il suono del vento, dello scuotimento del fogliame degli alberi, il rimbombo di una grotta, la risacca, la burrasca del mare. Le voci di una lingua antica, le voci tra le tubature delle stanze dei motel.
Una scena al buio, che ingigantisca i rumori e l'immaginazione e che ci faccia procedere a tentoni, così come, da ciechi, procediamo nella vita. E che ingigantisca gli spettri che abbiamo dentro. Questa è l'odissea da tavolo che abbiamo preparato per voi, per questi giorni di giugno".

Vinicio Capossela

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