mercoledì 28 novembre 2012

VIAGGIO CON LAVERDI NEL “CLASSICISMO” TEDESCO




giovedì 29 novembre ore 20.30
venerdì 30 novembre ore 20.00 
domenica 02 dicembre ore 16.00  


 

Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi
Maestro del Coro Erina Gambarini
Direttore Ruben Jais

 Soprano Laura Aikin, Tenore I Francesco Frasca, Tenore II Hidekazu Suzuki, Baritono Fausto Candi ,    Basso Diego Manto

Per prenotare i biglietti è necessario scrivere al seguente indirizzo  (entro venerdì 29 novembre ore 16.00)  
Oppure telefonare a seguent numer 02/83389302;236 
la biglietteria non è autorizzata ad effettuare il tipo di riduzione offerta
  
Il Maestro Ruben Jais e il Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi, diretto da Erina Gambarini , tornano sul palco dell’Auditorium di Milano a due settimane dalla classica rappresentazione del Messiah di Haendel. In questa occasione, Jais lascia però la direzione de laVerdi Barocca per guidare l’Orchestra Sinfonica. Con loro, il solista americano Laura Aikin (soprano), apprezzato in tutto il mondo per le sue qualità tecniche ed espressive, al suo debutto con laVerdi.
Questo dodicesimo programma della Stagione Sinfonica 2012/13 è all’insegna del repertorio germanico. A cominciare dal tardo classicismo della Sinfonia n. 4 di Schubert La Tragica , dove intensità e ricchezza di modulazioni armoniche si aggiungono a un’elaborazione formale particolarmente completa. Si prosegue con leVariazioni su un tema di Haydn: qui il legame con il classicismo viennese trova nella rielaborazione di Brahms una schietta amplificazione delle intrinseche difficoltà tecniche, dove ciascuna variazione viene affidata alle diverse sezioni orchestrali. Infine il Salmo 42 Wie der Hirsch Schreit (Come il cervo va alla fonte, così la mia anima tende a Te) di Mendelssohn: pagina di profonda religiosità che vede, assieme all’orchestra, il magistrale utilizzo del coro e al pari l’inserimento del soprano solista (Laura Aikin).
 Programma
Trasferitosi a Vienna nel 1863, Brahms fece conoscenza con il musicologo K.F. Pohl, che stava lavorando attorno alla monumentale monografia su Haydn. Tra i manoscritti attribuiti ad Haydn in suo possesso, Brahms trovò una raccolta di sei Divertimenti per strumenti a fiato. L’Adagio del sesto, intitolato Corale di Sant’Antonio, venne utilizzato per questa composizione, la cui prima versione è per due pianoforti. Studi musicologici successivi misero seriamente in dubbio la paternità di Haydn di questo tema. La prima esecuzione della versione sinfonica delle Variazioni op. 56a avvenne a Vienna il 2 novembre 1873, sotto la direzione dell’autore. Il rapporto con la fonte settecentesca si limita alla riproduzione del tema, anche strumentalmente pressoché letterale. Le variazioni sono costruite secondo l’antico principio della ripetizione del basso d’armonia, mentre vengono via via trasformati ritmo, melodia, armonie e strumentazione. 

Anche nel 1816 (anno non meno eccezionalmente fecondo del precedente) Schubert compose due sinfonie, la Quarta e la Quinta , dai caratteri molto diversi. La Quarta fu ultimata il 27 aprile; il soprannome Tragica fu attribuito a posteriori dallo stesso Schubert. Questa è la sua unica sinfonia giovanile in tonalità minore, dove la scelta stessa de do minore fa pensare alla volontà di confrontarsi con tensioni beethoveniane. L’esito di questo approfondito impegno espressivo conferma peraltro l’autonomia dell’autore, sia pure con alcuni squilibri. L’introduzione lenta è la migliore composta da lui fino a questa; l’Allegro vivace (il cui primo tema richiama il Coriolano e il Quartetto op. 18 n. 4 di Beethoven) è improntato a un’inquieta, incalzante tensione. Ma la gemma della sinfonia è l’Andante dall’intenso respiro lirico. Caratteri oscuri presenta il Minuetto nel cromatismo e nell’inquietudine armonica (in contrasto col Trio), mentre il finale muove da una spigliatezza quasi haydniana per passare poi, con scorrevolezza, ad altri accenti.

Il caso di Felix Mendelssohn è quello di un compositore eccezionalmente dotato, cresciuto in mezzo e sulla scia del classicismo viennese. Figlio della buona borghesia ebraica ebbe una formazione musicale e culturale di primissimo ordine: per dire prese lezioni di filosofia da Hegel, fu molto legato a Goethe fino alla morte di quest’ultimo (1832). A tagliare cortissimo possiamo dire che Mendelssohn fu un’importante figura intellettuale del suo tempo che, alla centralità dell’attività musicale, diede un ruolo e uno spessore di grande modernità. Sempre per le spicce, la ricezione del Mendelssohn compositore è stata viceversa funestata dall’idea che il suo rispetto per i grandi Maestri rendesse il suo stile tradizionale e poco innovativo. In sintesi, un passatista di grande talento. Certamente, non ci fosse stato Mendelssohn, uno dei più grandi Maestri della musica d’arte occidentale, Johann Sebastian Bach, sarebbe rimasto nell’oblio per chissà quanti anni ancora. Del valore assoluto, poi, della musica mendelssohniana ne è prova l’ostinata presenza di un pugno di titoli nel repertorio delle maggiori orchestre del mondo a più due secoli dalla sua nascita. La Cantata per soprano, coro misto e orchestra Wie der Hirsch schreit, basata sul Salmo 42 nella traduzione tedesca del repertorio riformato, è divisa in sette parti e costituisce uno degli episodi più felici del catalogo di musica sacra di Mendelssohn.

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